di Franco Berardi Bifo*
Dopo la decisione di Mattarella di impedire la formazione di un governo legittimo (destrorso, fascistoide e pericoloso, però legittimo) si aprono le porte di una campagna elettorale il cui oggetto sarà (più o meno esplicitamente) la fine dell’Unione europea. Se alla fine di questa campagna la destra vincerà (nulla è scontato a questo punto, comunque) allora l’Unione europea avrà dichiarato ufficialmente il suo fallimento.
Potrà l’Unione europea (o piuttosto il sistema finanziario globale, dato che Unione europea è solo lo pseudonimo della governance finanziaria del capitalismo globale) imporre il rispetto delle regole finanziarie agli italiani morosi e riluttanti? Non lo so, mi limito a osservare che nel 1933 Hitler vinse le elezioni dichiarando che la Germania non intendeva più rispettare il diktat di Versailles: non pagò i debiti e riarmò il confine della Ruhr.
La Francia e l’Inghilterra, che avevano fatto fuoco e fiamme fin quando la Germania era rappresentata da un ceto politico conciliante, non osarono reagire quando i tedeschi alzarono la bandiera con la svastica.
Si stanno creando tutte le condizioni per la guerra civile europea, come il 17 aprile ha detto lo stesso Macron, che per parte sua lavora alacremente a creare le condizioni per la guerra civile nel suo paese cui impone una cura che ha già fatto fallimento.
Risentimento sociale e aggressività nazionalista sono le linee guida del nuovo corso mondiale ed europeo. Nulla prova che l’antiglobalismo possa fermare la globalizzazione, e il risentimento sociale possa rovesciare le politiche liberiste. L’aggressività della popolazione europea, incapace di trasformarsi in movimento solidale, incapace di sconfiggere il nemico forte del capitale finanziario, si rivolge contro un nemico debole, il più debole di tutti: le folle migranti, coloro che cercano di sfuggire agli effetti economici, ecologici e politici che il colonialismo europeo e le guerre statunitensi hanno provocato nelle loro terre.
Qual è il terreno comune alla popolazione europea, oggi, se non il Respingimento (che significa anche: la Rimozione)? L’umiliazione politica degli ultimi anni ha tolto agli europei la capacità di ragionare sulla mutazione demografica e culturale che investe tutto il bacino mediterraneo, e il mondo intero. Impoverita dal sistema finanziario globale, la popolazione europea ha scelto di arroccarsi, di respingere i migranti e di rimuovere l’inevitabile conseguenza di questo arroccamento: il respingimento, il razzismo, la guerra.
Alle 3.25 del pomeriggio del 22 luglio 2011 esplode una bomba nel centro di Oslo. Vetri rotti da tutte le parti, edifici danneggiati in una vasta area del centro. Otto persone muoiono sul posto, dozzine sono ferite.
Intorno alle 4.30, poi, un uomo vestito con uniforme da poliziotto approda all’isola di Utoya. Seicentocinquanta membri dell’organizzazione giovanile del Partito laburista sono riuniti sull’isola, per l’annuale campo estivo. L’uomo in uniforme si avvicina ai giovani campeggiatori, dicendo che è lì per ragioni di sicurezza, in seguito alle esplosioni che si sono verificate poco prima a Oslo. Poi, improvvisamente, tira fuori un’arma e comincia a sparare indiscriminatamente in tutte le direzioni. Uccide decine di persone, dando la caccia alle sue vittime nei boschi, spingendoli nelle acque gelide del mare. La polizia arriva un’ora dopo il primo allarme. Quando vede gli ufficiali che si avvicinano, l’uomo armato si arrende prontamente e li saluta chiamandoli: “Fratelli.” Il suo nome è Anders Breivik, e da allora si gode la fama globale in una cella abbastanza comoda delle prigioni norvegesi. In un solo giorno, con due attacchi terroristi separati, da solo, ha ucciso settantasette persone, di cui trentatré erano minorenni, ferendone trecento.
Prima di compiere il suo eroico gesto Anders Breivik aveva dettagliatamente spiegato la sua visione del mondo. In “European Declaration of Independence” aveva scritto che l’Islamismo alleato col femminismo sta distruggendo la civiltà europea, bianca e cristiana. Dice che Hitler ha sbagliato perché non ha capito che il nemico sono gli islamici e gli ebrei sono alleati.
Pochi giorni dopo il massacro di Utoia, Mario Borghezio, un rappresentante della Lega, membro del Parlamento Europeo, elogiò il Manifesto di Breivik. Borghezio dichiarò alla radio pubblica italiana che, pur dissociandosi ovviamente dall’azione delittuosa del giovane norvegese, condivideva l’opposizione di Breivik all’Islam, e condivideva anche il suo appello a una Crociata dei Cristiani contro l’islamismo. Inoltre aggiunse che posizioni come quelle di Breivik valgono circa il venti per cento dei voti in Europa, e che circa cento milioni di persone pensano nella stessa maniera. In una diversa intervista con la stazione radiofonica Il Sole-24 ore, Borghezio dichiarò che le idee espresse da Breivik erano in generale da considerarsi buone, a parte la violenza. Anzi, alcune di quelle idee erano grandiose.
L’evoluzione politica culturale elettorale e psichica della popolazione europea mostra che Borghezio aveva ragione: il solo punto che accomuna i governi e una maggioranza della popolazione europea è la politica di respingimento che si risolve nello sterminio quotidiano di siriani iracheni nigeriani afghani e altri esseri umani, in larga parte ma non sempre di fede islamica.
Dopo avere spolpato la società europea lo scheletro dell’automa finanziario veste i panni del nazional-socialismo e della guerra. Il capro espiatorio stavolta non è più il popolo ebreo, ma la maggioranza del genere umano.
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